Il fediverso mi piace, ma non c’è quasi nessuno. Ecco dunque che questa impennata di Bluesky mi fa comodo: per fuggire dalle sgrinfie di Elon Musk ormai sono in molti a optare per questa sorta di “Twitter old style” con soli 300 caratteri e qualche funzione multimediale. Che, intendiamoci, piace anche a me, e pure dagli esordi.
La piattaforma promette molto:
Social media is too important to be controlled by a few corporations. We’re building an open foundation for the social internet so that we can all shape its future.
Possiamo crederci come non crederci, ma per ora è certamente una boccata d’ossigeno rispetto alla cloaca di Twitter/X, che comunque continuerò a usare (anche solo per sfottere Musk, continuando comunque a usufruire dei suoi servigi).
Inauguro il mio nuovo dominio, che punta direttamente al mio account su Medium. Ho scelto questa modalità perché mi serviva effettivamente qualcosa che somigliasse a un blog, ma più sul versante del social networking connesso a Twitter/X. Che dire. Buona lettura.
Ho notato che i miei siti seguono una sorta di classificazione. Ossia, non è che io ragioni in termini di contenuti classificati (magari fosse così). Più che altro, mi rendo conto che una classificazione effettivamente esiste, ed è la seguente.
Ambito Vivaldiano Web 2.0
Accanto a questo stesso sito c’è come ovvio il parallelo su Vivaldi Social (Mastodon), che caratterizza una sorta di annotatoio di cose o personali, o legate a tecnologie in qualche misura ben note da tempo.
Ambito Globale (Quasi) Mainstream
Qui si aprono vari blog e siti. In Creative Phil Blog (WordPress) penso si trovi quello che si può intendere come mio blog principale in senso mainstream. Lo denoto in questo modo perché non credo che il mio blog su Drummer — effettivamente “principale” se consideriamo l’indirizzo filippoalbertin.eu — sia un luogo etichettabile come mainstream. Anzi.
Lasciando perdere Twitter/X, poi abbiamo un tumblelog e un account su Bluesky, che vengono automaticamente notificati ogni volta che scrivo un nuovo post (comodissimo, ve lo assicuro). Da notare che a completare questo quadro c’è sicuramente il mio account su Mastodon Social, che di certo non è assolutamente mainstream!
A latere, mi appassiona questa istanza: Calckey, si chiama. Molto cool.
Come sintetizzo in questo mio post su Mastodon, io non credo molto nella prassi del cosiddetto digital detox. O meglio, ci credo, ma nella misura di una limitazione parziale della prepotenza indiretta del Web nei nostri confronti.
La Grande Rete esiste, così come esistono la globalizzazione, la deriva politica, l’intelligenza artificiale che crea immagini brutte e standardizzate, il pensiero unico che diventa sempre più unico, la mediocrità al potere, e via discorrendo. Possiamo farci qualcosa? No. Possiamo difenderci? Tendenzialmente sì.
Personalmente sono impegnato nel Web quasi costantemente, quindi è ovvio che la mia percezione possa essere traviata dal flusso costante di informazioni gestite da altri, per scopi che sono quasi sempre commerciali, autocelebrativi, propagandistici e di certo non conformi a quello che sono e che voglio.
Però c’è un modo molto semplice di gestire il Web in modo tale da renderlo simile a noi. Basta rimanere consapevoli del fatto che il Web non è la realtà.
Il Web mima una parte della realtà. Propone dettagli, deforma messaggi e contenuti, impone le sue dicotomie. Però il Web è anche informazione indipendente, decentralizzazione, fediverso… Basta scegliere, isolando ciò che ci piace di meno.
Ho chiamato questa prassi Digital Detox 2.0, ovvero un uso selettivo del Web, basato su ciò che ci interessa e sulle connessioni che intendiamo privilegiare rispetto al caos infotelematico che necessariamente resterà tale e quale.
Mi sembra una bella idea. In materia ho dato anche qualche consiglio.
Una bella idea. Ne parlo in un post su Mastodon e in un articoletto su Creative Phil Blog. Dando anche dei consigli in questo post, sempre su Mastodon.
Side blogging
Ho coniato un concetto ulteriore: side blog; simile a side project, ma appunto riferito alla scrittura nel Web. Credo che questa precisazione sia molto interessante e versatile, perché appunto mi permette di concentrarmi su specifiche attività, e dunque indirizzare il mio uso del Web a prassi proattive. Anche questo è Digital Detox 2.0…
Questo stesso mio blog è un side blog. Parte dalla Vivaldi Browser Community, dunque parla di strumenti per cercare informazioni e per gestirle.
Se ci pensiamo, un post può essere una sequenza di ritagli. Io, per esempio, scrivo e disegno molte cose che in forma del tutto frammentaria deposito nel mio Mastodon. Una sketchnote, per esempio…
Poco fa mi è capitato di scrivere questa cosa sui classici, che da tempo mi solleticava e che alla fine ho messo in forma scritta. Anche in questo caso, un’annotazione su Mastodon…
Da qualche tempo a questa parte scrivo anche su BlueSky, un’applicazione ulteriore e alternativa al Twitter “muskizzato” in X (non abbiamo ancora capito come chiamarlo).
La piattaforma è piacevolmente fresca, piena di voci nuove, con pochissimo spam e priva di quel pregresso melmoso che invece caratterizza altre incursioni nel genere, prima fra tutte quella di Threads, che ho incrociato solo per pochi giorni prima del totale abbandono.
L’idea di BlueSky sembra mimare quella di un nuovo inizio. Credo che anche il nome derivi più o meno direttamente da questo intento programmatico.
Ho deciso che in questo social parlerò di cose nuove.
Penso che BlueSky possa essere un’ottima occasione per ricominciare a parlare di social networking in senso collaborativo, disteso, lontano dai troppi “bot più o meno umanizzati” che infestano il mainstream. Tenerci lontano da X credo possa essere una modalità “ecologica” molto, molto efficace.— Filippo Albertin (@filippoalbertin.bsky.social) May 4, 2024 at 11:52
Credo sia giunto il momento di scrivere un compendio di tutti i miei luoghi nel web, visto che ormai sono tanti, e un po’ di ordine serve soprattutto a me per capire in che direzione usarli.
www.filippoalbertin.eu — Partiamo dal mio sito ufficiale, dove a rigore posterò veramente un po’ di tutto, esattamente come si fa per un blog generalista personale. Dalle esperienze lavorative alla quotidianità, insomma.
A latere: Da notare che scrivo ogni tanto anche in un cosiddetto tumblelog, sorta di blog ibridato con un microblog, nella ben nota piattaforma Tumblr.
Un tocco di mainstream — Il mio account Twitter/X rimane certamente un punto di riferimento, non fosse altro per i tanti follower che nel tempo hanno deciso di seguirmi. Da un punto di vista strettamente quantitativo, questo è il posto dove scrivo di più. La prima derivata in forma di blog relativa all’universo Twitter è certamente il mio account Medium, dove ho anche una sorta di magazine aperiodico che si chiama Nakamotas. In tutta questa zona mi occupo anche di questioni più direttamente connesse al mio lavoro di consulente finanziario esperto di asset digitali e fintech.
Fediversi — Su Mastodon “Social”, l’istanza forse più celebre di questa nota piattaforma, ho un account dove parlo in libertà un po’ di tutto. La stessa tipologia d’uso la dedico a Bluesky, con la sola differenza che uso questo social più che altro in mobilità.
Su Instagram mi trovate come filippoalbertin75.
Per contattarmi le opzioni sono varie:
Posta di lavoro: filippo [chiocciola] bitcoinvenetocenter.it
Posta personale: info [chiocciola] filippoalbertin.eu
Posta ultra-mainstream: filippoalbertin [chiocciola] gmail.com
Ho espresso alcune considerazione sul recente scontro (per quanto implicito) tra piattaforme emergenti di microblogging. Parlo chiaramente di Threads e di Bluesky.
Tra i due, preferisco Bluesky. Lo preferisco in quanto ritorna certamente al microblogging delle origini, con caratteri limitati e senza fronzoli. Una semplice applicazione per esprimere guizzi, appunti pubblici, momenti, istantanee, appunto cinguettii, il tutto in modo libero e senza la pretesa dell’esaustività o del generare traffico a tutti i costi.
Paradossalmente, la scelta di Bluesky rende ancora più specifico l’uso concreto del parallelo fediverso, chiaramente rappresentato dalle istanze di Mastodon. Già 500 caratteri sono tanti, tantissimi, e quasi mimano una sorta di “post breve”, che in certi casi può spingersi a livelli molto più alti, come gli stessi 1337 caratteri disponibili proprio nel Mastodon di Vivaldi Social Community. Una configurazione che suscita una domanda: in Mastodon possiamo ancora parlare di microblogging, oppure di blogging breve?