Riprendo a Fare Sketchnote

Da parecchio tempo sono un fanatico di sketchnote taking, una prassi che ho appreso da Mike Rohde. Ho ripreso ad annotare in questa modalità. Ecco alcune pagine del mio notes.

Ora vorrei individuare una sorta di supporto standard. Mi sono sempre mosso da un prodotto all’altro, come per testare varie superfici e tipi di carta, ma ora vorrei soffermarmi su qualcosa di più standardizzato.

Dreamy Stationery

Stamattina ho acquistato queste flash card di Amazon Basics. I vantaggi di Prime vanno sfruttati, no? Mi servono per annotare citazioni (e autocitazioni) nello stile di Austin Kleon.

Penso di dover incentivare la scrittura compulsiva, una cosa (un atteggiamento, direi) che un tempo potevo permettermi, e che ora può solo svolgersi nei ritagli. Credo che un grosso business sarebbe quello di vendere tempo di qualità a chi ne fa richiesta. Tempo, silenzio, ambiente, atmosfera…

Stanotte ho sognato un’espressione che sintetizza svariati “ambienti” (or settings, if you want) che caratterizzano spesso gli stessi miei sogni. L’espressione è: la Padova arcaica. Ora, non so se si tratti di Padova, ma spesso e volentieri io sogno degli ambienti che affondano la loro essenza in ciò che ho visto da bambino. Scorci, anfratti, giardini interni di palazzi, chiostri, vedute aeree nello stile dei vecchi documentari del servizio pubblico radiotelevisivo (lo chiamo così per distinguerlo dallo schifo attuale), e via discorrendo…

Al Lavoro su Blockchain Domain

Stamattina ho iniziato, direi finalmente, ad annotare in una modalità rigorosamente cartacea e, come dire, da studente coreano o affine, le mie monografie d’uso del Web2 e del Web3. In questo caso ho visto bene di definire il mio account “blockchain” in Unstoppable Domains.

ud.me/filippoalbertin.blockchain

Se volete contattarmi utilizzando questa tecnologia e questo specifico mio dominio, è molto semplice. Scrivetemi una mail al mio nuovo indirizzo UD-based.

filippoalbertin.blockchain@ud.me

Creatività Politicamente Scorretta

Ho “conosciuto” la creatività (seria) attorno al 1995, leggendo un libro di Edward De Bono; non per niente si intitolava Serious Creativity. In seguito a questa lettura illuminante ho sviluppato quella che a buon titolo sarebbe diventata la mia passione primaria partecipando, nei primi anni Duemila, alle ferventi attività di Createca, animata dal celebre consulente francese Hubert Jaoui.

Sono sempre stato un grafomane, scrittore e disegnatore seriale. Il contatto col mondo creativo ha semplicemente intensificato questa mia attitudine. D’altra parte, da Leonardo da Vinci a Brian Eno, non esiste processo creativo che possa svilupparsi senza un prototipo grafico, che noi creativi siamo soliti annotare rigorosamente a mano.

All’epoca andavano per la maggiore le mappe mentali di Tony Buzan. Più recentemente, le stesse sono state operativamente inglobate come caso particolare nel modello “sketchnote”, proposto da Mike Rhode.

Ciò che amo del modello sketchnote è la sua estrema semplicità, a limite della banalità (come spesso accade nelle proposte formative statunitensi, che tendono a mettere a sistema anche l’ovvio). Tuttavia ci sono alcune “tendenziali” critiche che posso muovere ai risultati finali ottenuti da questo metodo. Riflettendoci sopra, sono giunto a una conclusione: tutte queste critiche sono riassumibili nell’idea di politicamente corretto.

Le sketchnote “ben realizzate” fanno spesso leva su meccanismi mentali “facili”, ossia freschi, positivi, sorridenti, appunto politicamente corretti e riferiti a una generica e (secondo me) scolorita cultura dell’innovazione. Questa cultura parla ormai linguaggi che reputo “già pensati”, colmi di un buonismo verde e arcobaleno che arrivo a ritenere ormai, nella loro diffusione totalizzante, alla stregua di un pensiero unico.

Gli stessi esiti “aziendalistici” un tantino eccessivi in termini di entusiasmo gratuito ed energia stile integratore alimentare sono presenti anche in un altro approccio, quello di Sunni Brown, che nel suo libro The Doodle Revolution introduce la tematica grafico-creativa in termini più ampi. Tuttavia rilevo in lei una maggiore esuberanza di fondo, almeno in senso teorico, che mi solletica parecchio e dalla quale si può certamente partire per giungere a configurazioni interessanti.

Ora, a parte le basi teoriche e soprattutto operative, che vanno comunque benissimo così, credo che esattamente su questa esuberanza potenzialmente onnivora si debba fare leva per parlare di creatività all’opera.

Quindi uno dei miei progetti personali sarà questo: depurare la creatività da ogni residuo di pensiero politicamente corretto. Avremo un pubblico più esiguo? Non importa. Anzi credo sia meglio.