La Materia Felina

Noi siamo il gatto che è in noi. Siamo i gatti che non possono camminare da soli, e per noi c’è un posto soltanto.

William Burroughs

Leggo da un mio diario:

Nonostante la forzosa iconografia sostenuta da supereroine e spogliarelliste anni Sessanta in sembianze feline, trovo che il gatto sia il mammifero più lontano dall’erotismo di qualsiasi altro animale, cosa che ai miei occhi contribuisce ulteriormente a sancirne l’indescrivibile fascino. A parte l’episodica e del tutto funzionale stagione degli amori, che si risolve in un estro violento, brevissimo e autoreferenziale, la carica sessuale o peggio sensuale del gatto è inesistente, del tutto sostituita dalla sua natura puramente psichica e per certi versi aliena che riesce a comunicare in forma seduttiva.

Come dice William Burroughs nei suo noto libro monografico The Cat Inside (1986), nella storia del suo rapporto con l’essere umano il gatto addomesticato non ha mai avuto alcuna concreta funzione se non quella di spiritello del focolare, capace solo di donare sé stesso in cambio di vitto e alloggio.

Selene e Merlino, i gatti di casa.

Ho Iniziato un Corso di Creative Nonfiction

Ho iniziato un corso di creative nonfiction. Non so precisamente perché ho deciso di seguirlo; si tratta di un corso esclusivamente online, fatto di lezioni abbastanza brevi, di otto, dodici minuti ciascuna, o anche meno in certi casi. Il corso in generale non mi sembra particolarmente illuminante, o capace di consegnarmi chiavi metodologiche radicalmente determinanti per schiudere chissà che prorompente creatività. Ma per certi versi lo sto apprezzando proprio per questo: non dice troppo, ma spinge ad approfondire da sé, ovvero ad andare più in profondità nella pratica della scrittura.

La docente, Julia Bell, non è Natalie Goldberg. La prima è chiaramente un prodotto della contemporaneità a base di social e smartphone. La seconda è un mito che ho conosciuto attraverso il suo capolavoro (cito il titolo italiano) Scrivere Zen (1986). Ma questa distanza è colmabile, come ho detto. Sono io che devo colmarla, attraverso l’aggiunta di farina del mio sacco. Il corso in quanto tale funziona come una sorta di catalizzatore, ovvero di routine che mi spinge all’azione.

L’inerzia mi rende pigro. Molto pigro. Un corso come questo costituisce l’ottima occasione per rimettermi in moto.

Detto questo, ci sono alcune considerazioni che vorrei fissare, derivanti appunto dall’attento ascolto delle prime lezioni.

  1. La scrittura è un fatto di attenzione; nello specifico, di una forma di attenzione che procede per intensità e profondità. Essere attenti significa andare oltre le pure apparenze, prendersi del tempo per cercare e ricercare.
  2. La scrittura è un fatto di azione diretta, di manualità.
  3. La scrittura è riconoscimento della propria voce, in un procedimento che però sia di volta in volta tale da superare dei confini per accedere a nuovi livelli di consapevolezza e di utilizzo concreto della scrittura stessa. (Questo aspetto è complicato da gestire, ma da qualche parte bisogna pure iniziare.)
  4. L’arte in generale, compresa la scrittura, è un processo che somiglia alla digestione. Gli elementi da digerire sono vari, e spesso eterogenei. Questa cosa a dire il vero la sapevo, visto che le mie fonti di ispirazione sono sempre state diverse e non solo letterarie: penso alla musica di Brian Eno e John Zorn, oppure all’arte figurativa, tanto per citare qualche goccia nell’oceano. Però sentirselo dire in un corso assume un valore diverso, direi programmatico.
  5. Continuando dal punto recedente, c’è da dire che il processo di digestione può somigliare anche a un rimbalzo concettuale da A a B, e da B a C, laddove C può essere un’opera che nessuno immaginerebbe mai essere derivata da A. Questo aspetto è molto vicino alla letteratura.

La domanda successiva è: come utilizzerò tutto questo?

Annotazioni

Mi piace riportare quelle cose che scrivo di getto. Per molti versi sono quelle che mi piacciono di più, ovvero che mi somigliano. Scrivere in modo effettivamente schietto e preciso non è cosa facile. Richiede una forma di allenamento; direbbe Natalie Goldberg, di addestramento.

Finalmente Ice Cream Brioche

Chissà perché, non sono mai riuscito a mangiare una brioche ripiena di gelato. C’era sempre qualche problema: brioche finite, “non le facciamo più”, gelateria chiusa il giorno prima, e via discorrendo. Fino a ieri, quando mia moglie mi ha costretto a fare un salto alla gelateria Capodilatte, in Corso Fogazzaro a Vicenza.

Decisamente ne valeva la pena…

Il Palazzo: Racconto

Nessuno sapeva chi avesse costruito il palazzo, né quando, né perché. La sua storia di vetro e cemento affondava con tutta probabilità in tonnellate di carte che giacevano in uno o più uffici del mondo di fuori. All’interno, il vuoto sovrastava abbondantemente la rada popolazione, e nessuno sembrava avere la più pallida idea di quale fosse la storia del suo vicino di stanza.

Negli androni, ogni tanto si svolgevano eventi carichi di improvvisi entusiasmi: concorsi pianistici, pranzi, riunioni, feste allietate da ghirlande di carta crespa colorata. Il caos che in un attimo si creava in una zona del palazzo veniva immediatamente neutralizzato dal silenzio che chiunque avrebbe potuto ascoltare fuggendo poco più in là, in uno snodarsi di cunicoli e nuovi vani del tutto deserti, estesi in ogni direzione. L’origine dell’acqua corrente e del costante tepore che trasudava naturalmente da ogni muro erano sconosciuti, o ignorati, anche perché ormai nessuno si sarebbe posto il problema di uscire per testare condizioni atmosferiche o logistiche alternative: il palazzo era ovunque, e il panorama grigio pallido che si poteva scrutare dalle gigantesche finestre di cui ogni cubicolo era dotato veniva ormai percepito, dopo mesi o anni di consuetudine, come una musica di sfondo, come quella che qualcuno avrebbe potuto ricordare, pur non ricordandone l’origine.

Tutti, infatti, o almeno tutti quelli che si potevano incontrare nel palazzo, erano consapevoli di un mondo che al di fuori annoverava aeroporti e sale d’attesa, scuole e ville private, monumenti e manufatti di un remoto passato la cui storia non aveva ormai alcun significato, ma era in qualche modo esistita tanto da risultare fissata almeno come scolorito archetipo nella mente di ciascuno. Eppure, nessuno arrivava a pensare che la possibile esistenza di tutte quelle cose, o solo di alcune, potesse avere un ruolo nella sua vita concreta.

Ogni divertimento e ogni riflessione, così come ogni tentativo di scovare qualcosa di nuovo e interessante, avvenivano nel palazzo: la scoperta di un vinile o di una partitura, di un computer definitivamente non funzionante, di una foto, di un quadro. Fatti e avventure si svolgevano e dissolvevano in attesa d’altro, come assorbite dal silenzio e dal buio che ogni sera accompagnava il sonno, in attesa di un nuovo giorno.

Yerba Mate Amanda

Una delle mie ultimissime abitudini in tema di tisane. Si tratta della più celebre bevanda latinoamericana, lo yerba mate, in questo caso prodotta da questo brand Amanda che ho acquistato su Amazon.

L’infusione per ora la implemento con semplici bustine. Per la più complessa preparazione tramite bombilla mi prenderò del tempo.

Un dettaglio romantico. Ho tratto questa nuova passione ricordando alcuni fotogrammi dell’illuminata serie televisiva Mozart in the Jungle.

Alcune Ossessioni Fanta-Letterarie

La letteratura, letteralmente, o letterariamente, mi ossessiona ponendomi delle domande specifiche, che suonano circa così:

  • Come può la letteratura veicolare un messaggio utile nella realtà, pur creando un mondo totalmente svincolato da qualsiasi ragionevolezza reale? (Non parlo, attenzione, di mondo “fantastici” o “fantascientifici” che possano essere “plausibili” sulla base di un sistema di regole assolutamente codificate, ma di vere e proprie assurdità che però, attraverso la mediazione, come dire, “poetica”, della letteratura, diventano magicamente ascoltabili e visualizzabili come reali o realistici.)
  • Come può la letteratura veicolare un messaggio utile nella realtà, parlando letterariamente di cose assolutamente reali o realistiche?
  • Come possono i protagonisti delle innumerevoli serie dedicate a (quelli che io chiamo) vampiri metropolitani in salsa di psicodramma famigliare vivere alla grande senza muovere neppure un dito, anche solo per far finta di lavorare?
  • Perché i fantasmi letterari sono assoggettati alla forza gravitazionale? Ha senso? Non dovrebbero invece potersi muovere attraversando la materia anche verticalmente oltre che orizzontalmente?
  • Corollario: Ma poi perché i fantasmi sono raffigurati con un corpo? Ha senso un corpo nella non corporeità?

Ritorno in Politica Nel Senso Buono

Stamane ho annotato, prima sinteticamente, poi diffusamente, il fatto di essermi iscritto al Movimento Cinque Stelle. Le ragioni sono essenzialmente quelle che ho descritto, quindi non voglio perdere e far perdere tempo scrivendone di ulteriori. Ma in un blog, si sa, bisognerebbe scrivere tutto.

Ciò che volevo dare pubblicamente è una sorta di spiegazione complessiva, avente a che fare con la politica in generale.

Io da tempo non mi interesso di politica, ovvero mi interesso come banale cittadino, e non più come attivista in questo o quel partito. Ho riflettuto però più attentamente su questa mia posizione operativa, e a un certo punto mi sono detto che no, non è opportuno che uno come me resti completamente al di fuori della politica. Un minimo di interessamento, appunto operativo, deve rimanere, visto che, comunque, la politica resta in fondo un settore come tanti altri, da trattare senza esclusività di sorta, ma comunque da trattare.

Troppo facile, poi, lamentarsi dei nostri politici. Un apporto deve essere dato, non per essere sterilmente contro tutto e tutti, ma per proporre qualcosa di nuovo, con forze complessivamente coerenti con tale proposta.

Pagina dove annoto l’evento, con alcune considerazioni.

Dreamy Stationery

Stamattina ho acquistato queste flash card di Amazon Basics. I vantaggi di Prime vanno sfruttati, no? Mi servono per annotare citazioni (e autocitazioni) nello stile di Austin Kleon.

Penso di dover incentivare la scrittura compulsiva, una cosa (un atteggiamento, direi) che un tempo potevo permettermi, e che ora può solo svolgersi nei ritagli. Credo che un grosso business sarebbe quello di vendere tempo di qualità a chi ne fa richiesta. Tempo, silenzio, ambiente, atmosfera…

Stanotte ho sognato un’espressione che sintetizza svariati “ambienti” (or settings, if you want) che caratterizzano spesso gli stessi miei sogni. L’espressione è: la Padova arcaica. Ora, non so se si tratti di Padova, ma spesso e volentieri io sogno degli ambienti che affondano la loro essenza in ciò che ho visto da bambino. Scorci, anfratti, giardini interni di palazzi, chiostri, vedute aeree nello stile dei vecchi documentari del servizio pubblico radiotelevisivo (lo chiamo così per distinguerlo dallo schifo attuale), e via discorrendo…