Evidenziatori Ragionati

Tornare al cartaceo: un imperativo ormai fortissimo, per me… Nell’ottica di realizzarlo ho acquistato quattro evidenziatori BIC “pastel” per riprendere una prassi importante, ossia quella di sporcare i libri con opportune evidenziazioni.

Quattro evidenziatori, quattro colori. Pertanto si rende necessaria una legenda. A me piacciono queste cose, che ci volete fare. Amo dividere e imperare, creare standard, definire schemi e strutture.

GIALLO — Il colore per eccellenza degli evidenziatori. Credo sia interessante per effettuare la “prima evidenziazione”, quella di layer uno, insomma. Il primo livello, il primo strato percettivo.

ROSA — Evidenziare in rosa potrebbe alludere a qualcosa di speciale e alternativo. Esempio, singole espressioni, titoli, citazioni sintetiche, parole prima ancora che concetti.

VERDE — Concetti da sviluppare altrove, in altra forma.

AZZURRO — Concetti evidenziati in un secondo momento, seconda ed ennesima lettura dell’intero testo, etc… Questo colore potrebbe fungere da jolly.

Dalla Cina con Furore

L’ho detto senza mezzi termini, e ne sono convinto: Temu, quell’emporio cinese pieno di offerte e inviti (nonché di spot abbastanza imbarazzanti), è una droga.

A un certo punto ho dovuto disinstallare l’app, che continuava a inviarmi ammiccamenti ai quali puntualmente rispondevo. In ogni caso, sono soddisfatto. Tossicodipendente e soddisfatto. Elenco qui i motivi di questa mia soddisfazione.

Sono riuscito a trovare dei tarocchi fantastici. Un mazzo classico, inglese. L’altro caratterizzato da uno stile fumettistico retrò, da pubblicità dell’Ottocento. Stupendi.

Sono anche riuscito a trovare delle carte da storytelling che mi sono costate un decimo rispetto al loro prezzo di mercato. Impensabile, eppure sono quelle, a meno della possibilità di un’imitazione che ritengo troppo perfetta per essere vera.

E poi una marea di oggettini utili. Cordine, scatoline, custodie per carte di credito, astucci… Vi assicuro, tutta roba che uso dal primo all’ultimo pezzo.

Come ho detto, dopo l’ennesima offerta a coupon ho dovuto togliere di mezzo l’applicazione, ma credo certamente che andrò a istallarla nuovamente…

Italia Centrale e Cinema

Arrivati ieri ad Acquapendente. Viaggio piuttosto tranquillo e scorrevole: da Vicenza fino a Orvieto non abbiamo praticamente trovato alcun impedimento, se non qualche minimo rallentamento dovuto a lavori stradali. Partiti alle 7.45, poco prima dell’una eravamo già a pranzo.

A dire il vero la temperatura qui nel viterbese è leggermente più rigida, o così sembra. Ho il naso freddo, e mi è stato riferito che a Vicenza fa più caldo del solito. Ho nel frattempo ricevuto gli auguri da parte del team dei miei datori di lavoro, nonché del gruppo politico territoriale.

L’altroieri, in serata, ci siamo visti il film Diabolik, del fratelli Manetti. Un vero schifo, per quel che mi riguarda. Sono perfettamente d’accordo con gran parte della critica, che ha visto bene di stroncarlo.

Il bilancio del secondo adattamento del fumetto delle Giussani (dopo quello di Mario Bava nel 1968, kitsch ma molto divertito e godereccio) è disastroso. Il Diabolik dei fratelli Manetti non è un errore ma il frutto di una serie di scelte precise, di una visione chiara che tuttavia è incomprensibile. (Wired)

La citazione mi ha indotto a recuperare proprio la versione di fine Sessanta firmata da Mario Bava, che è stato oggettivamente un colossale innovatore e un regista assolutamente ispirato, specie nel cinema di genere all’italiana. Lo si trova in versione integrale su YouTube. Potrei mai smettere di ringraziare la Grande Rete?

Mi sono reso conto che continuo a sostenere la superiorità del (nostro) passato rispetto al (sempre nostro) presente (di Italia ormai colonizzata dal peggio). Ormai è una sorta di tormentone personale, per non dire un vero e proprio filone di interessi. Cerco il passato, che è sempre più difficile da recuperare. Cerco di individuare dei percorsi di sensata fruizione del passato nel presente, cosa tutt’altro che banale.

La cosa può essere estesa al comparto cultura, con qualche considerazione in più. Non solo non abbiamo più intellettuali, ma non abbiamo più le condizioni per una loro collocabilità e sensatezza. Che dire: la finisco qui, altrimenti ci sarebbe troppo da dire.

Acque Mondi e Business

Una gita alle risorgive del Bacchiglione. Posti belli da vedere nei dintorni di Vicenza, insomma. Ne parlo in un articoletto con gallery fotografica su Palmbeach.

Ho ripreso a leggere il ciclo di Dresden Files. Carino, molto carino.

L’intuizione dell’autore è vincente, e si esprime in una commistione — oggi si direbbe mashup — molto precisa ed efficace: descrivere eventi perfettamente calati nel genere urban fantasy, con magie, stregoni, vampiri e lupi mannari, attraverso una voce narrante in prima persona che ricorda in scala uno a uno le narrazioni hard boiled del poliziesco statunitense, ironia compresa.

Sono al secondo titolo della saga, e il tizio, un mago investigatore nella moderna Cicago, mi piace molto.

Dai libri, nei primi anni Duemila, è stata tratta anche una serie televisiva niente male, che ho visto interamente su Pluto TV. Il protagonista — il classico investigatore squattrinato dal buon cuore e la seduzione facile — non ha nulla a che fare con l’iconografia delle relative copertine libresche, che trasuda un pulp senza confini. (Anzi, a ben vedere il protagonista è identico a un mio amico d’infanzia… Ma questa è un’altra storia.)

Nel frattempo, il mio mestiere mi sta portando sulla direttrice del Business Aware Design, disciplina che sto ampiamente rispolverando attraverso un corso di perfezionamento very very cool. Ho anche ripreso in mano strumenti digitali come Miro e Milanote, secondo me perfetti per questo genere di — definizione assolutamente personale — progettazione sinottica.

E questo è quanto.

Vi assicuro che è sputato identico…

Frammenti di Memoria tra Dinosauri e Libri

Nel 2014 facevo ancora parte di un team che a Padova portava avanti poliedrici progetti culturali, soprattutto legati al teatro di ricerca (Laboratorio Artaud). Tra questi progetti, un festival estivo che premiava cortometraggi europei, e che in quella edizione consegnò il primo premio a questo Dinosaurios en 3D, di tale Juan Beiro, poetica e malinconica celebrazione delle dimenticate e dismesse sale cinematografiche a Madrid.

A distanza di anni mi torna in mente questo bellissimo pezzo di micro-cinema, cadenzato da una stupenda versione orchestrale di ben noto e iconico brano di Granados: Andaluza, che vi propongo nell’originale versione pianistica.

Mi è venuta in mente questa cosa perché ho pensato — un po’ come l’amico Alessandro Pesavento, avvocato molto impegnato a Vicenza nella difesa del territorio, che a Padova ha studiato e che appunto me lo sottolineava qualche tempo fa durante un nostro incontro istituzionale — a come questa città (come tutte, immagino, ma soprattutto questa, con la sua verve tipicamente universitaria) abbia perso molto a livello culturale. Non parlo nello specifico dei cinema, che sono di fatto scomparsi da tempo, ma delle librerie; le tante, gigantesche librerie che popolavano la città quasi come delle micro-città al suo interno.

Ho passato anni della mia adolescenza e giovinezza a percorrere l’esoterismo della Libreria Internazionale, oggi emporio di detersivi e saponi, oppure la narrativa statunitense di genere (quelle copertine della Sperling & Kupfer!) che dilagava alla Zannoni, in pieno centro, oggi credo tramutata in negozio di abiti o scarpe, per non parlare delle onnipresenti librerie che gli americani chiamano “remainders”, dedite alla ricommercializzazione del fuori catalogo, anche queste oggi convertite in deprimenti succursali del reame dell’usa e getta.

Che dire. Mi andava di dirvelo. C’è qualcuno che sta attentando alla memoria collettiva. Lo fa smantellando senza preoccuparsi di riallestire altrove. Lo fa distruggendo, senza prendersi a cuore la ricostruzione.

Taos in Noi

Il titolo di questo post ricalca quello di un noto libro sui gatti, The Cat Inside, per ragioni che credo saranno comprensibili…

Ho conosciuto Taos dagli scritti di Natalie Goldberg, didatta, poetessa e scrittrice statunitense che proprio in questa cittadina del New Mexico risiede e lavora.

La Goldberg è nota in Italia per il suo best seller Scrivere Zen (in originale Writing Down the Bones Freeing the Writer Within, 1986): a rigore un “manuale di scrittura creativa”, che in realtà è molto di più. A parte questo caso editoriale isolato, la sua nutrita produzione è in Italia totalmente inedita, essendo costituita da testi che in effetti non avrebbero alcun senso qui da noi. Ma resta questo suo capolavoro, tra le cui pagine Taos è celebrata come vero e proprio luogo dell’interiorità più profonda.

Uno scorcio che dovrebbe essere qualcosa di vicino a Taos, o Santa Fè.

Ebbene, io credo che ciascuno abbia la propria Taos. Può essere un luogo reale, del presente o del passato. Oppure uno stato della mente, un gattino che accoglie le nostre coccole casalinghe (come il qui presente Merlino), e via discorrendo. Taos, nella descrizione che ne fa la Goldberg, assume la valenza di un ritmo, di un mondo di sensazioni allineate a noi stessi.

Questo è Merlino, gattino carino…

La grande missione è renderci simili a noi stessi. O meglio: rendere il nostro mondo, o anche solo parte di esso, sufficientemente somigliante a quella parte di noi che per forza di cose non ha potuto conservarsi identica nella bieca quotidianità che ci circonda.

Taos riporta l’amore nel nostro presente: è la città dove possiamo tornare a sfogliare i libri cartacei di un tempo.

(Probabilmente Merlino è associabile più all’estetica vittoriana che a quella dei cactus e dello yerba mate, ma questa, come dire, è un’altra storia…)

The English Illustrated Magazine – 1889-1890

Sei tu Merlino?

Caffè Ready

Ho annotato la necessità, ovvero opportunità, di farmi il caffè la sera, di modo da averlo pronto la mattina. Si potrebbe anche utilizzare una bottiglia di vetro ermetica per preparare del latte d’avena già miscelato con caffè. La mattina, c’è poco da fare: detesto prepararmi il caffè. I gatti sono carini, ma decisamente mi disturbano. Preferisco dedicarmi a loro elargendo la bustina di umido preferito…