


Ecco dunque apparire il Due di Coppe, che allude, seme acquatico ed emozionale, all’armonia degli opposti, o comunque dei diversi che si integrano. L’immagine è quella di due innamorati che esprimono chiaramente, suggellati dalla forza mistica di un caduceo centrale, sovrastato dall’iconografia sintetica di un leone alato, la piena volontà di collaborare, ossia di unire le forze per ottenere qualcosa che risulti superiore alla somma algebrica delle parti.
La carta entra in catalizzazione con numerosi pensieri potenziali, idee e domande aperte. Il bicchiere mezzo vuoto è sempre affiancato dal bicchiere mezzo pieno. Esiste qualcosa che può essere aggiunto quietamente al sistema per renderlo più funzionante. La carta induce a riconoscere la positività di un dualismo nascosto, oppure suggerisce l’aggiunta di un secondo elemento in grado di integrarsi perfettamente e coerentemente.
Se abbiamo valorizzato un certo aspetto, riconoscendolo come negativo, siamo chiamati non già a rinnegarlo, ma ad affiancargli un elemento in grado di mitigarlo, o addirittura di interpretarlo al meglio come fase di passaggio verso altri lidi e eltre configurazioni di sistema.
Tornare al cartaceo: un imperativo ormai fortissimo, per me… Nell’ottica di realizzarlo ho acquistato quattro evidenziatori BIC “pastel” per riprendere una prassi importante, ossia quella di sporcare i libri con opportune evidenziazioni.
Quattro evidenziatori, quattro colori. Pertanto si rende necessaria una legenda. A me piacciono queste cose, che ci volete fare. Amo dividere e imperare, creare standard, definire schemi e strutture.
GIALLO — Il colore per eccellenza degli evidenziatori. Credo sia interessante per effettuare la “prima evidenziazione”, quella di layer uno, insomma. Il primo livello, il primo strato percettivo.
ROSA — Evidenziare in rosa potrebbe alludere a qualcosa di speciale e alternativo. Esempio, singole espressioni, titoli, citazioni sintetiche, parole prima ancora che concetti.
VERDE — Concetti da sviluppare altrove, in altra forma.
AZZURRO — Concetti evidenziati in un secondo momento, seconda ed ennesima lettura dell’intero testo, etc… Questo colore potrebbe fungere da jolly.
L’Asso di Bastoni, nel novero degli Arcani Minori, rappresenta una forza creativa che si manifesta nella sua unicità quasi prodigiosa. Personalmente conosco come ovvio il mazzo classico dei Tarocchi, detto “di Marsiglia”, certamente il più antico e connesso all’originario gioco poi trasmutato in divinazione. Io però preferisco il mazzo Rider-Waite, che si caratterizza per un’atmosfera primonovecentesca più sassone, certamente esoterica, ma con un pizzico di modernità in più.
Ace of Wands in questo caso appare come un bastone del potere che affiora dal nulla, sullo sfondo di una landa essenziale e solitaria. Lo sbuffo di fumo è magia inaspettata, singolarità, guizzo artistico che spiazza.
Ho iniziato, ovvero ricominciato a usare i Tarocchi come scandaglio unito ad altri miei strumenti di frameworking, come ovvio molto diversi: nello specifico, mazzi di carte per public speaking, per il Business Aware Design, o per la scrittura di nonfiction e per lo storytelling.
I Tarocchi però hanno un fascino tutto loro, che parla alla profondità dell’istante in cui una buona domanda viene formulata. I Tarocchi germogliano e guidano come catalizzatori potenti, che non dicono nulla di nuovo, ma che fanno percepire ciò che non si percepisce o intuisce subito.
Mi induce in questo caso a osare, ovvero a cambiare rapidamente registro, battendo questa via in modo metodico e convinto. Le vie possono essere molteplici, tutte scandite dalla stessa originaria intuizione: il bastone del potere agisce come tramite magico tra noi e il mondo. Non voglio più vedere il mondo nel suo mimare poteri inesistenti. Al contrario, voglio espellere ogni mio pensiero senza farmi lambire da automatismi. Gli imbecilli, se in maggioranza, non provano vergogna. ma restano imbecilli.
Dopo la prima puntata del mio “sillabario” esce immediatamente la seconda. Il lettore troverà al suo interno interessanti tecniche creative da applicare nella quotidianità e nella professione.
E questo è quanto.
Oggi, relativamente alla mia rinnovata pubblicazione in Substack, esce di fatto il primo contenuto dedicato ai soli abbonati. Si tratta della prima puntata di una serie di articoli dedicati a quello che ho chiamato “sillabario minimo” del management creativo inteso come insieme di procedure, tecniche puntuali e atteggiamenti generali da tenere dentro il processo di generazione e implementazione delle idee.
Il potenziale piano dell’opera andrà poi a prevedere ragionamenti più legati al frameworking, concetto fondamentale che racchiude l’idea di un metodo in grado di procedere in via sinottica, contemplando però specifiche macro-aree “attorno” al sopraccitato processo, molto utili per padroneggiare l’intero meccanismo.
Sempre all’interno della pubblicazione sarà possibile vedere miei “lavori” in termini di visual thinking, sketchnote in primis.
Non parlerò solo di management, ma anche di innovazione, tecnologia, blockchain e applicazioni nel campo aziendale e finanziario, con ampia comunicazione e condivisione di contatti chiave e dritte. Ecco perché la pubblicazione è stata impostata come bollettino privato, ossia dedicato a un pubblico definito.
Per gli amanti dell’innovazione, della tecnologia, delle tecniche e strategie di management mediate da procedimenti alternativi (lateral e visual thinking, business aware design, etc…), nonché per chi tratta tematiche attinenti a campi quali Bitcoin, blockchain, criptovalute, finanza decentralizzata e intelligenza artificiale, ho leggermente modificato il mio account Substack trasformandolo in una testata a pagamento (cinque euro al mese, oppure quaranta all’anno, cifra minima se consideriamo quanti libri e quanta esperienza possa celarsi nella favella di uno come me, e vi faccio notare la modestia).
Scherzi a parte, confezionerò ancora contenuti per i non abbonati — dalle news agli inviti aperti al vasto pubblico — ma il grosso sarà rappresentato da informazioni VIP, riservate solo a una stretta cerchia di appartenenti al club. Le ragioni sono varie, ma la prima è molto semplice: il mio tempo è quasi interamente dedicato alla scrittura di articoli e al networking connesso al mio lavoro, quindi, se proprio devo scrivere di tematiche a vario titolo professionali, vorrei farlo solo per i quasi clienti o per lettori veramente interessati a supportare la mia scrittura.
L’abbonamento di cui sopra, oltre ai contenuti speciali, include una chat in presa diretta ed esclusiva con me e la mia community. Quindi, come dire, potete pormi domande estremamente intime. Professionalmente intime, intendo.
News News NEWS | via Non Euclidean Manager Zone (Substack)
In generale non amo scrivere articoli che parlano di altri articoli, ma in questo caso farò un’eccezione. E credo non sarà l’ultima, visto che anche l’articolo che cito qui ne cita altri. (Ma li approfondisce.)
La parola di oggi è superdraft. Il neologismo allude all’idea di una bozza perpetua, o meglio di un laboratorio di testi occulti che vengono elaborati in tempi protratti, per poi essere pubblicati tutti in una volta. Una sorta di contrario della letteratura d’appendice, in questo caso applicata al blogging.
Quanto alla post-it mania suscitata da Nick Eagleton, credo che sia una delle cose che maggiormente dovrò sviluppare. La questione è concreta: un desktop puramente elettronico non basta, sta stretto, è scomodo. D’altra parte, non mi piace l’idea di un muro di casa adibito a bacheca. Non rientra nei miei canoni estetici.
Ho consultato Claude in materia di “prassi creative seguendo l’esempio di Brian Eno”, e ne sono scaturiti suggerimenti piuttosto interessanti. Per esempio, quello (sintetizzo) di diminuire drasticamente gli elementi in gioco, al fine di costringere il processo creativo a esaltarne le potenzialità in senso combinatorio (concetto comunque espresso anche da Austin Kleon, e decine di altri importantissimi come lui).
Mi chiedevo quali potessero essere i campi applicativi. Perché sì, i campi applicativi sono comunque importanti. Nel mio caso, evidentemente, la scrittura applicata al web, e la relativa multimedialità, che vorrei indirizzare maggiormente verso il visual thinking e le sketchnote, o qualcosa di molto simile.
C’è anche un altro concetto che mi interessa, sia pure in una modalità che credo sia piuttosto diversa dall’originale. Parlo dell’arte generativa. In questo caso mi piace pensare a un insieme di processi che vengono semplicemente osservati, fino a distillare qualcosa che ci possa essere utile.
Ci penserò.