Blogging Tarot

A cosa serve un blog?

Me lo sono chiesto spesso, soprattutto in ragione delle tumultuose trasformazioni che hanno trasformato il Web da luogo libero per addetti ai lavori a caos del social networking.

Tendenzialmente, la “forma blog” è un mezzo testuale, ipertestuale e multimediale per restituire una comunicazione ad alto grado di aggiornamento continuo rivolta a comunità di lettori più o meno vaste. Essendo quindi un sostanziale diario pubblicato in tempo reale, il blog è per definizione una morfologia in progress, che ripropone elettronicamente l’analogo funzionamento di un giornale, di un magazine, di una pubblicazione seriale.

Il progressivo spostamento dell’attenzione globale dal blogging puro alle grandi piattaforme — come Twitter/X, Facebook e Instagram, TikTok e affini — ha evidentemente trasformato lo scenario, non già distruggendo, ma di fatto commercializzando i blog, che sono praticamente diventati delle testate giornalistiche specializzate, oppure degli e-commerce affiancati da news ad hoc.

Rimane però la domanda, specie se associamo il blogging alla scrittura personale, come avveniva appunto a inizi anni Duemila o addirittura prima (si pensi a pionieri come Justin Hall): a che serve oggi un blog tenuto direttamente da uno specifico autore?

One-to-many… Esattamente questo è il punto. Un singolo individuo comunica cose ad ad altri, sostanzialmente sconosciuti. A parte la dimensione editoriale cartacea — giova ricordarlo, ormai caratterizzata da un continuo declino — a che serve tutto questo? Evitiamo di citare generosità, gratuità, bontà e altre scemate. Se è vero che tutto questo esiste, e ci mancherebbe, è anche vero che tutto questo non può essere orizzontalmente rivolto alla generica utenza del Web. Quindi resta la questione di fondo: dobbiamo capire per quale ragione sia ancora sensato tenere un blog, visto che la risposta sembra tutt’altro che banale,

Formulare una domanda…

Il problem solving è legato indissolubilmente al problem setting. Più un problema è definito, più la sua soluzione discende naturalmente dai ragionamenti — lineari o creativi — che dal problema derivano, se solo sappiamo indirizzare efficacemente le nostre energie.

Mi capita quindi sempre più spesso di indirizzarmi a domande complesse, che necessitano di metodiche altrettanto particolari, in grado di mescolare efficacemente razionalità calcolatrice ed energia creativa, euristica, divergente e convergente. Domande che formulo attraverso veri e propri viaggi intellettuali che implicano percezioni alternative e altrettanto alternativi strumenti di frameworking, tra i quali anche i Tarocchi.

Che dire: ho formulato la mia domanda, ho pescato la mia carta, e ho dato infine la mia risposta…