Oggi l’andazzo mediatico propone una forma di aggancio cronicizzato allo zapping in rete come unica modalità di diffusione delle idee. Insomma: c’è un tormentone creato da perfetti estranei (hashtag) e noi ci attacchiamo a quello. Dico io, uno schifo. Non mi stupisce la totale assenza di intellettuali degni di questo nome. L’intelligenza artificiale farebbe molto meglio, e la cosa sconcertante è che non sto scherzando.
Serve una ricetta per ribaltare le cose. Una modalità, un meccanismo, una sorta di framework per agire nella comunicazione elettronica. Rendendola, soprattutto, sensata.
💡 Limitandoci come ovvio al campo dell’informazione extra-pubblicitaria, ossia analizzando solo quella scrittura per diletto che comunque impiega tempo e necessita di una qualche forma retributiva in grado di giustificarne la spesa, si potrebbe per esempio dare informazioni così specifiche da attirare solamente soggetti in grado, sia pure indirettamente, di porgere un certo valore aggiunto — anche immateriale, ma comunque a grandi linee misurabile o percepibile — per l’autore.