Borges e i Tarocchi (frammento)

Un’interpretazione borgesiana dei tarocchi nella versione Rider Waite.

Essendo che il libro, ovvero la “forma libro” in sé stessa, andava a offendere l’esistenza reale con le sue intollerabili semplificazioni, superficialità e iperboliche assurdità, egli propose una scrittura del tutto opposta. Non già uno schema semplificato, angusto e fallace, bensì la complicazione analitica fatta letteratura. Al posto della quotidianità, la sua perlustrazione e amplificazione sistematica, come in una caricatura in grado di estendere lungo tutte le direzioni immaginabili ciò che di più autentico si poteva percepire nella versione concreta dell’esistere. Era stata celebrata in questo modo la nascita di una nuova scrittura, totalmente opposta alla finzione. Una scrittura che andò a compiacere da subito il suo artefice. Restava però da disciplinare in qualche modo il contraltare di tale invenzione, ossia l’oggetto implicito che, come accade per qualsiasi calore che rende naturalmente più acuta la sensazione del gelo, si nascondeva nell’angolo in attesa di un artista in grado di dargli forma e sostanza. Nello specifico, l’antimateria letteraria che sorgeva specularmente a tale intuizione era con matematica evidenza il racconto puro, astratto, capace di raccontare la storia della linea e della superficie, assieme non già alla verosimiglianza (ormai abbandonata), ma all’assurdo più ludico ed esaltante.

Io sono affascinato dalle cornici intellettuali. Più precisamente, da ciò dall’alto definisce un certo processo mentale attraverso la fatidica domanda: cosa sto facendo, effettivamente, in questo momento? Se ci pensiamo, l’inglese è in questo senso molto preciso: frameworking, che in italiano suona circa come “creare una struttura”, altro non è che la sommatoria di due parole: “cornice” (frame) e “lavoro” (work).

Attraverso un framework noi facciamo il percorso inverso: creiamo qualcosa attraverso il riempimento all’interno di un recinto concettuale, di un insieme semantico, ovvero, appunto, di una cornice, che può essere singola oppure connessa linearmente o meno ad altre cornici secondo uno schema dotato di senso.

Pescare una carta degli Arcani Maggiori o Minori cosa significa, se non ragionare all’interno di una cornice semantica?

Non ci sono opere specifiche di Borges dedicate interamente ai Tarocchi, né saggi approfonditi sull’argomento. Tuttavia, si possono trovare delle connessioni tematiche e stilistiche tra il suo universo letterario e i Tarocchi, basate su alcuni concetti ricorrenti nella sua opera:

  • Simbolismo e Archetipi: Borges era profondamente interessato ai simboli e agli archetipi, attingendo a mitologie, filosofie e tradizioni diverse. I Tarocchi, con le loro figure archetipiche (Il Mago, L’Eremita, La Forza, etc…), si prestano a questo tipo di interpretazione. In un’intervista, Borges stesso menzionò il suo interesse per gli studi di Jung e la teoria degli archetipi.
  • Labirinto, Infinito e Caos: Molte delle opere di Borges esplorano il concetto di labirinto, l’infinito e il caos come metafore del destino umano, delle leggi misteriose che governano l’universo e del processo artistico. I Tarocchi, con la loro apparente casualità e le infinite combinazioni di carte, possono essere visti come un sistema che riflette queste idee di complessità e possibilità infinite.
  • Narrativa e Interpretazione: I Tarocchi possono essere intesi come un sistema narrativo, dove ogni carta e la loro disposizione creano una “storia” che può essere interpretata in molteplici modi. Questo si lega bene alla predilezione di Borges per le narrazioni non lineari, i racconti che si biforcano e le opere che sfidano le convenzioni della trama tradizionale, invitando il lettore a costruire il proprio significato.

In sintesi, anche se Borges non ha scritto direttamente sui Tarocchi, la sua opera letteraria condivide con essi un terreno comune fatto di simbolismo, archetipi, complessità e un’apertura all’interpretazione, che li rende affini a livello concettuale.